GARDA MUSIK WEEK: UNA GENESI

Strana gente, i musici. Se ne stanno rinchiusi nei loro quartieri a mesate intere, presi come sono a imparare nuovi repertori e perfezionare quelli vecchi, tramare con i manager, dar la caccia ai crediti, pagare i debiti. Poi, inevitabilmente, vengono fuori come i lupi dalle tane: affamati di gloria, di pubblico, e di critica possibilmente buona. Son gente raminga, i musici, specialmente se son bravi: con la tanto agognata popolarità arrivano richieste di lavoro da ogni parte del mondo, e bisogna muoversi. Oggi qui, domani là, in un moto perpetuo che di artistico ha poco o nulla. A volte, però, capita che un particolare viaggio cagioni inaspettati risvolti. A me successe tanti anni fa quando, per la prima volta, andai a suonare a Gargnano. Tenni un concerto a Palazzo Bettoni, nella frazione di Bogliaco, che per mia fortuna riscosse un bel successo di pubblico e di critica (in quell’occasione, almeno, il lupo fu sazio). Fin lì poco male: son cose che capitano. Ma a Gargnano, dopo quel fatidico concerto, nacquero affetti e affinità che, nel tempo, avrebbero dato vita a significativi sviluppi. Ogni anno, nel mese di agosto, ricevevo l’invito a suonare laggiù; oggi i lavori francescani di Liszt, poi le parafrasi d’opera, poi le Sonate di Beethoven, poi Scarlatti: sempre il pubblico reagiva con grande entusiasmo, e presto mi parve d’esser diventato una specie di figliol prodigo. Tornare a Gargnano era come tornare a casa: i saluti a Sindaco e Assessore, a Luciano Galloni, a Mauro Tagliani, e Don Carlo Moro e Don Luca Fedregotti, ai tanti amici che negli anni avevo conosciuto nella cittadina gardesana. Quando arrivava l’ora del concerto, la bella Chiesa di San Francesco era piena di gente, molta della quale ormai conoscevo bene. Dopo, immancabilmente, c’era la cena istituzionale dopo concerto da Lo Zuavo: degno coronamento alle fatiche del musico e dei suoi collaboratori prima di riprendere la via di casa, rigorosamente in treno. In una di quelle occasioni, mi ritrovai a cena con il Sindaco Giovanni, l’allora Assessore Marcello, Don Carlo, Don Luca e mia moglie Debra; la conversazione era, come di solito, vivace e divertente. I musici, oltre che ad esser strana gente, son chiacchieroni. Sovente avevo raccontato ai colleghi com’era bello andare a Gargnano e suonare laggiù, cagionando evidente, anche se spesso bonaria, invidia. Mi venne spontaneo proporre di trasformare il “mio” concerto in un piccolo festival che portasse Gargnano, località di indubbio prestigio turistico, anche sulla “mappa” della cultura gardesana. Fortunate concorrenze di visione fecero sì che il progetto trovasse piacevole accoglienza, e tutto pareva pronto per cominciare. Si sarebbe chiamato Garda Musik Week, la settimana della musica del Garda espresso in tre lingue a significare l’inclusività che la musica porta in seno, ed io ne avrei curato i contenuti artistici. Ahinoi, un paio di mesi dopo arrivò il Covid-19, con le conseguenze che tutti conosciamo. La tragedia passò, ma non con essa il desiderio di far la grande musica a Gargnano. Nel 2021 tornai da solo, per un concerto in San Francesco; ero sempre impegnato nella registrazione delle Sonate di Scarlatti (ricordo di averne incise due o tre proprio a Gargnano), e in quell’occasione si decise di tentare il lancio del festival nel 2022. Il giorno di Ferragosto, quindi, presentammo un’anteprima di quel che il Garda Musik Week sarebbe stato: mia moglie Debra tenne un concerto all’alba nella Chiesa di San Giacomo che riscosse un grandissimo successo di pubblico, al pomeriggio vi fu una mostra di liuteria classica di Fabrizio Di Pietrantonio e, a chiudere, suonai Bach, Beethoven, Liszt e Chopin in San Francesco. Da allora il Garda Musik Week ha ospitato grandi nomi del concertismo come Andrei Gavrilov, gli ottoni del Maggio Musicale Fiorentino, i Nymphenburger Streichersolisten di Monaco di Baviera, l’organista Stefano Rattini, e quest’anno aprirà le porte agli artisti del Festival Puccini (in occasione del centenario della morte del Maestro lucchese), a Costanza Principe e ad Alexander Romanovsky. Giorni fa, un amico mi ha chiesto con quale criterio scegliessi gli artisti da invitare al festival, e se avessi un progetto predefinito. Confesso volentieri che l’unico progetto predefinito che ho è quello di far fare la bella musica ai massimi livelli possibili, perché come ogni arte anche la musica, se non ha un messaggio forte e indiscutibile, non serve a nulla! E come scelgo gli artisti? Mi pare che con una genesi cone quella del Garda Musik Week ci sia poco da intuire: chiamo i miei amici, parenti e conoscenti, artisti con i quali ho lavorato in passato e con cui lavorerò in futuro, cercando di costruire assieme a loro un percorso che sia divertente e significativo. Giammai vorrei mettere insieme un cartellone secondo una lista della spesa! Quel che conta, per me, è la “voce” d’ogni singolo artista, quel che ha da dire al nostro pubblico. Quest’anno mi è andata di lusso: due pezzi da novanta come Costanza Principe il 24 e Alexander Romanovsky il 29 cureranno la parte pianistica (musiche di Robert e Clara Schumann, Mozart e Liszt), Debra Fast tornerà con un concerto all’alba nella Chiesa di San Giacomo il 25 (musiche di Baltzar, Telemann e Ysaÿe), mentre il soprano Irene Celle e il tenore Rino Matafù, artisti del Festival Puccini di Torre del Lago, renderanno omaggio al compositore lucchese nel centenario della morte il 23, serata d’apertura del festival (arie e duetti da Le Villi, Tosca, Madam Butterfly e La Bohème). Nel mezzo, siccome in cima al campanile di San Martino Vescovo v’è un coro di sei campane storiche e a Gargnano esistono I Campanari di Gargnano, la sera di domenica 25 ci sarà un solenne concerto di campane che propagheranno il loro suono giubilante su tutto il territorio. Non vedo l’ora di sentire tanto bendidio! E voi? Ci farete compagnia?

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